Si parla spesso di trasformazione digitale, si scrivono articoli, si organizzano corsi, si dibatte sui social. Ma tanti, forse tutti, sembrano ancora lontani dalla soluzione. Si vive una rivoluzione, ci sono nuovi strumenti, ma non si sa appieno come sfruttarli. Probabilmente, anche chi millanta certezze, in realtà, convive con le insicurezze. Come se la tecnologia, ad oggi, portasse in dote evoluzione, ma non ancora cambiamento. Come se mancasse qualcosa.
Ma che cosa?
“Sto scoprendo, anzi, mi correggo, sto riscoprendo un nuovo elemento”. Queste le parole con le quali Tony Stark, in Iron Man 2, risponde a Jarvis, che non comprende il motivo per il quale gli abbia chiesto di ‘esplodere’, digitalmente, il plastico che gli aveva lasciato suo padre. La città del futuro. E la pace, come obiettivo. “L’elemento proposto dovrebbe servire come effettuabile rimpiazzo per il palladio, sfortunatamente è impossibile da sintetizzare”, questa l’immediata analisi del robot, amico del visionario protagonista che, però, non si perde d’animo.
“Preparati a un super rinnovamento, torniamo alla modalità hardware”. Un passo indietro, per farne molti in avanti. Per una nuova direzione. Per riuscire a sintetizzare il nuovo elemento. Una nuova fonte di energia per se stesso e per il mondo.
Tecnologia e comunicazione digitale: il nuovo elemento da sintetizzare
Facciamo un passo indietro, quindi, per capire cosa manca. Per comprendere cosa associare alla tecnologia per sintetizzare il nuovo elemento e compiere il passo decisivo verso il reale cambiamento. Verso il futuro.
La rivoluzione digitale ha reso il contenuto, e la sua diffusione, elemento centrale della comunicazione e ormai fondamentale, per le aziende, per intercettare e dialogare coi propri target. Tutto ciò che fa parte del mondo online è gestito attraverso identità digitali. Creiamo quotidianamente username e password per accedere a qualsiasi interfaccia. Banalità? No. Passaggi. Di un percorso che è iniziato da millenni. Comunicare è qualcosa di insito nel concetto stesso di esistenza e, comunicare sul web, un tempo non troppo lontano, era realizzare siti internet.
Bastava? In quel momento forse sì, bastava. Ma, se è bastato, è stato per poco.
Perché la tecnologia va veloce, crea strumenti, apre nuovi spiragli. E, soprattutto, la mente delle persone che cercano nuove soluzioni. Però non sempre, per farlo, bisogna guardare avanti. A volte, basta ripensare qualcosa che c’è già, magari antico, attraverso punti di vista differenti, nuove angolazioni. Facendo nuove associazioni. Se si pensa a come i social network hanno cambiato il modo di diffondere le informazioni, per esempio, diventando il veicolo più diretto, immediato e potenzialmente virale, si capisce quanto sia importante, per qualsiasi organizzazione, essere presente sui canali digitali. Non ne si può più fare a meno, ma per quale motivo?
Comunicazione, abbiamo detto, informazione. Robe che si fanno con le immagini e con le parole. E qual è la novità? La meccanica di diffusione. Andiamo avanti, e torniamo a noi. Proviamo a dare una definizione di digital marketing. Semplice, maccheronica, ma sostanziale: l’insieme delle azioni strategiche, tattiche e operative, parallele ad ogni progetto web, e funzionali, fondamentalmente, a due obiettivi primari: farsi trovare dai motori di ricerca ed entrare nell’immaginario del proprio pubblico, che, da potenziale, diventi reale. Come? Trasferendo online quanto si è offline. In che modo lo si fa? Conversando con la rete, in un rapporto quotidiano.
Mi viene da chiedere: come si conversa, online, se non con le parole e con le immagini? Rifaccio la domanda: dov’è la novità? Negli strumenti. Nei processi. Nelle associazioni.
Quello che scrivo, mentre lo scrivo, sa di vecchio e di scontato. Eppure ha già rivoluzionato. Un settore, soprattutto, è stato profondamente cambiato senza, di fatto, comprendere in che modo rigenerarsi. In che modo generare, diversamente, profitto rispetto a come ha fatto fino a pochi anni fa. Cambia il livello di accesso alle informazioni, cambia l’informazione. Che non sa più come farsi pagare per farla.
I siti di informazione, che di per sé rappresentano già un’evoluzione del cartaceo, cercano nuovi modelli di business. L’editoria è in difficoltà perché il web, coi social ma non solo, è il mezzo che consente la disintermediazione. Le aziende stanno diventando editrici per informare non solo su se stesse ma, soprattutto, sui settori in cui operano.
Ma perché? Come perché? Non abbiamo detto che essere presenti online serve per ‘farsi trovare’, più semplicemente? E quale sistema è più semplice, per chiunque abbia l’obiettivo di essere riconoscibile, memorabile, di diventare il punto di riferimento per qualcuno, su un determinato argomento?
Brand Journalism e Brand Entertainment: un nuovo modo di comunicare e il ruolo dei social media
L’azienda che informa, quindi, che diventa media. Il brand journalism punta alla creazione di un messaggio in funzione della propria audience. L’obiettivo è quello di spingere un’idea marchio e non un prodotto. Offrire ai consumatori una visione del mondo dell’azienda e non la prospettiva del singolo acquisto. Produzione e diffusione dei contenuti, ovviamente, devono poi coincidere con la presenza dei brand sui social media, attraverso il contatto con il pubblico, fino al customer care: nella moderna comunicazione aziendale, l’interazione costante è la chiave del successo.
C’è un concetto nuovo, l’avete notato? Iniziamo a parlare di ‘costanza’. Nella comunicazione di un brand, diamo per scontata la qualità, ci concentriamo su azioni creative che siano di impatto. Eppure, c’è qualcosa che può fare la differenza, nell’era della disintermediazione, nell’epoca dell’abbondanza.
La quantità.
Perché, a dirla tutta, seppure tanti sostengano il contrario, la quantità ha un valore enorme. Che, se associato alla qualità, determina. Fa la differenza, ripeto. E cosa c’è, in giro, di più ‘quotidiano’, assiduo, dell’informazione? Probabilmente nulla. Ecco perché l’associazione tra comunicazione e informazione è sempre più d’attualità. Entrambe si basano sul contenuto e sono progressivamente più legate alle dinamiche del web. Alle dinamiche della qualità, sì, ma anche della quantità.
Si deve comunicare bene. E lo si deve fare spesso.
Sono cambiate le abitudini delle persone, che si informano passando sempre più tempo sui social media e leggendo i blog e gli stessi siti aziendali. Una marca si può inserire in un flusso di notizie, monitorando i trend. Si chiama newsjacking. Una Brand Newsroom serve proprio a rendere la qualità giornalistica delle informazioni, perché, scrivere per una marca, non è vendere un prodotto. Il termine youtility nasce sul concetto che l’obiettivo deve essere aiutare, informare. Diventando editrice di se stessa, inoltre, l’azienda punta sul contenuto per creare ed espandere il proprio ambiente mediale.
Vendere, monetizzare, diventerà una conseguenza.
Ma come si fa? La tecnologia, da sola, non basta. Manca qualcosa. L’editoria è in crisi per l’avvento della tecnologia, eppure l’unica salvezza è nei nuovi strumenti. Ma allora, qual è il modello? E, soprattutto, quali sono le industry che orientano se stesse, e il mercato, verso il futuro, in modo concreto, remunerativo, e realmente sostenibile?
Il cliente diventa fan. Il fan diventa cliente. Lo scenario della Sport Industry e i nuovi asset strategici
Le moderne tecnologie stanno cambiando il modo di comunicare delle aziende, quindi, e quelle sportive rappresentano un esempio all’avanguardia dell’evoluzione. Alla costante ricerca di nuove fonti di fatturato, infatti, hanno iniziato prima di tutte ad esplorare le capacità del digitale. La necessità di coinvolgere i tifosi, sempre più esigenti e protagonisti, ha indirizzato verso modelli di comunicazione focalizzati alla brand experience, basati su informazione e intrattenimento.
Sfruttando i social media e il mobile, inoltre, è più semplice intercettare i propri target e generare una continua esigenza di contatto coi propri canali, per rafforzare il legame coi fan e sviluppare nuove possibilità di advertising,
sponsorizzazione e monetizzazione.
In questo scenario, un team con competenze dedicate e una piattaforma tecnologica ben strutturata rappresenta un’opportunità per accentrare la gestione della comunicazione, con benefici per:
comunicazione interna/esterna
I nuovi touchpoint social e mobile, che sono alla base delle strategie di brand experience, permettono di dare voce ai club per comunicare in maniera efficace e in real time con i propri tifosi. Le dinamiche di un’organizzazione sportiva hanno tre ‘fattori’ principali: team (la squadra, nel suo complesso e nei singoli), game (il momento del match, che va ‘allungandosi’ sempre più) e fan (ovvero il tifoso, il cliente, intorno al quale ruota tutto il sistema, così come per qualsiasi altra azienda).
In sostanza, la squadra è l’oggetto della passione, la partita è lo scoccar della scintilla e, il fan, un fedele innamorato che arde per amore e non si accontenta più di 90 minuti.
Un amore che, oggi, le organizzazioni sportive sono chiamate costantemente a soddisfare e ad alimentare, lavorando sulla fan experience e valorizzando i contenuti maggiormente emozionali: i ‘live’, soprattutto, per alzare l’attenzione, o quelli ‘privati’, come ad esempio i ‘dietro le quinte’ dagli spogliatoi, e quelli fuori dal campo, per consolidare un rapporto sempre più intimo con il tifoso. Nel definire gli step di engagement, è necessario seguire una metodologia iterativa di ricerca, ideazione e creazione di nuove opportunità, attraverso il costante riciclo e la collaborazione, ponendo l’utente al centro del processo. Ma come lavorare per coinvolgerlo?
Una nuova vision: il Media Hub e l’approccio Data-Driven
Nell’era della disattenzione, e della continua esposizione alle informazioni dall’esterno, i tifosi vogliono risposte concrete ed esclusive, che siano fruibili in velocità, in mobilità e che siano time-saver. Nella sintesi del nuovo elemento, qualsiasi strumento è semplicemente il canale, il format strategicamente scelto per veicolare un messaggio, un contenuto.
“Le emozioni sono la forza trainante dietro tutto ciò che facciamo all’Inter. Miriamo a rafforzare il legame coi tifosi con l’obiettivo di far crescere la nostra fanbase.
Come media company produciamo contenuti di qualità, per coinvolgere i nostri fan, i nostri sponsor e generare nuove opportunità commerciali. Inter Media House porta, insieme, dati e contenuti nell’ecosistema nerazzurro.
Dico sempre che il processo di cambiamento è una faticosa opportunità, perché è affascinante ma di difficile applicazione. Devi parlare con le persone, devi creare relazioni con le persone, c’è bisogno di cambiare le attitudini e anche un po’ la cultura. Questo significa ‘tempo’, perché non è qualcosa che si riesce a fare velocemente. Ci vogliono anni, probabilmente, perché la Media House è una visione.” (Giuliano Giorgetti – Media Content Director, Inter)
Un nuovo modo di pensare, di ragionare. L’azienda che si fa redazione e si dà una nuova organizzazione.
E nasce il Media Hub: una piattaforma centralizzata per la gestione dei contenuti, le azioni di fan engagement e loyalty a supporto della strategia digitale dei club. Uno strumento unico che permetta di erogare contenuti live, personalizzati e di gestire al meglio le comunicazioni ufficiali veicolate online e offline, diventando il punto di partenza per le attività di acquisizione, profilazione e monetizzazione.
Sfruttando il dato come opportunità. Come premio di una gara di intrattenimento il cui obiettivo è vincere il tempo e l’attenzione delle persone.
L’approccio data-driven è fortemente focalizzato sulle informazioni che gli utenti lasciano nella sfera digitale, sia in maniera attiva (opinioni, interessi e comportamenti), che passiva (analizzando le informazioni derivanti dalla navigazione: ad es. tramite cookie, nazione di provenienza, device di riferimento, OS e tante altre). L’osservazione di questi dati permette di ricreare una visione più reale dell’audience di riferimento, così da studiare e attuare strategie più efficaci che permettano al club di comprendere meglio le caratteristiche di un determinato ambiente digital, minimizzando l’effort, ottimizzando il raggiungimento dei risultati e mantenendo sempre alte le performance.
La capacità di analizzare e utilizzare i dati è indispensabile:
Il Media Hub: la redazione in una piattaforma
Una piattaforma che ‘ragiona da redazione’ e mette la tecnologia al servizio della redazione. Una piattaforma che diminuisce i tempi dei processi organizzativi, e che, in funzione dell’output, ovvero del contenuto da pubblicare, generi tutti gli step lavorativi, su input di pianificazione precedentemente inseriti, dalla produzione alla diffusione, passando per la stesura, la revisione e l’ottimizzazione. Qualsiasi sia il format scelto.
Qualsiasi sia lo strumento strategico selezionato, o il canale individuato.
Incastrando il lavoro dei vari reparti interni all’azienda, e dei relativi singoli profili, proponendo ad ognuno uno schema quotidiano con i task a cui dedicarsi. Definendo attività e scadenze, in modo automatico. Tempo ottimizzato. Tempo risparmiato. Più tempo per la creatività. Più tempo per fare quantità. Aumento della qualità. Beneficio economico esponenziale.
Tutto strutturato su 4 pillar fondamentali:
Contenuto
La forza di un Media Hub dipende dal valore dei contenuti che si offrono agli utenti. Contenuti che rappresentano il cuore pulsante dei processi di engagement e fidelizzazione, e sono elementi centrali della strategia di user acquisition, community building e monetizzazione.
Le squadre crescono grazie alle emozioni che donano ai propri tifosi. Le società le alimenteranno tingendo il mondo dei tifosi coi propri colori, intrattenendoli, informandoli e mettendoli al centro della loro stessa passione, scatenandone l’interesse e la condivisione, all’interno di una comunità ampia e ben radicata sui propri valori. Come?
Touchpoint integrati
Il contesto in cui si sviluppa un progetto di engagement prevede diversi punti di contatto, fisici e digitali, prima, durante e dopo gli eventi. Il corretto coordinamento dei touchpoint presenti, e di tutti quelli attivabili a seconda della strategia, ha un obiettivo ben definito: canali digital e canali fisici devono sapersi muovere in modo coordinato fra loro, come parti integranti della stessa visione, a livello omnicanale. I touchpoint fisici, dallo stadio al museo, passando per lo store, e quelli digitali, come sito web, social, mobile app, newsletter ed e-commerce, diventano luoghi di sviluppo della relazione e dell’esperienza dell’utente: integrati e organizzati per ingaggiare, interagire, canalizzare e fidelizzare i supporter amalgamandoli in una community, con l’obiettivo di rafforzare il brand del club. Idee?
Tecnologia
Il Media Hub si baserà sulla perfetta integrazione di più piattaforme tecnologiche, a partire da una sport platform che sappia comprendere logiche di engagement, user acquisition, membership, e che sappia alimentare una nuova piattaforma CRM, per una gestione del dato pulita, univoca e ottimizzata per la comunicazione verticale.
Alla sport Platform, inoltre, saranno agganciate la piattaforma x-commerce (per l’ottimizzazione delle vendite), quella di gamification e loyalty (per aumentare la profilazione e l’engagement dell’utente), eventuali data provider terzi (per l’erogazione di statistiche puntuali e automatizzate) e la piattaforma di ticketing (per la vendita di biglietti allo stadio o a iniziative/eventi speciali). Soluzioni?
Business Model
Altro pillar fondamentale del Media Hub è il Business Model che permette alle squadre di trasformare la propria integrated strategy in vera e pura monetizzazione. Un alto fan engagement e una strutturata user acquisition consentono di assorbire dati e conoscere meglio i propri utenti, per attivare, così, in modo puntuale, modelli di revenue diretti ed indiretti.
Monetizzazione diretta: si ottiene con la possibilità di offrire servizi, prodotti e azioni profilate e personalizzate. Grazie ad una forte strategia di user data acquisition, l’offerta agli utenti viene ottimizzata e sono proposte attività targettizzate in linea con gli interessi e le necessità di ogni singolo tifoso.
Monetizzazione indiretta: avere una conoscenza e una profilazione capillare dei fan, significa disporre di potenti strumenti per raggiungere specifici target. Questo vantaggio non è soltanto per la squadra ma anche per tutte le terze parti interessate a sfruttare tale opportunità (partner e sponsor possono manifestare interesse nell’utilizzo di questi dati per campagne verticali di comunicazione, su cluster interessati con il prodotto/servizio/evento pubblicizzato).
La creatività, sullo sfondo, non avrà limiti nell’uso di questi strumenti. Che rappresentano un’opportunità per abilitare nuovi comportamenti.
Perché non c’è tecnologia senza contenuto. E non è più abbastanza il contenuto, da solo, senza la tecnologia.
Deve essere un’esperienza guidata dai dati, quindi, dalla definizione della strategia all’applicazione operativa, che nell’intersezione tra comunicazione, intrattenimento e informazione, inseriti in processi dalla grande organizzazione, evolve il modello di monetizzazione.
Ecco la sintesi del nuovo elemento.
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