Nella nostra Mixed Zone di questa settimana incontriamo Andrea Vidotti manager sportivo che si è saputo adeguare, con il tempo, ai linguaggi e alle metodologie di comunicazione che si sono evolute durante il percorso di trasformazione dello sport business.
Nella sua lunga carriera, ha curato l’immagine di tantissimi grandi campioni dello sport olimpico e paralimpico, spaziando attraverso diverse discipline, con una preponderante prevalenza nel mondo degli sport invernali. Oggi è impegnato su diversi fronti, curando l’immagine di atleti come Dorothea Wierer del Biathlon, Stefano Tonut del basket e Antonio Fantin del nuoto paralimpico. Il suo punto di vista è importante per comprendere come sta cambiando l’impatto dei social degli atleti sugli eventi, sulle sponsorizzazioni e su tutto il mondo sportivo.Abbiamo vissuto e stiamo vivendo una trasformazione incredibile dal punto di viste dei media. Dall’avvento dei social, dalla nascita di Facebook nel 2008 che ha investito anche il mondo sportivo e gli atleti, abbiamo dovuto adeguare strategie e modo di comunicare lo sport, in tutte le sue accezioni. Come è cambiato Andrea Vidotti in questi 10 anni e quanto sono cambiati i suoi atleti?
“Sicuramente sono molto cambiato, se non altro perché ora sono “diversamente giovane” e sono alla soglia dei 30 anni di attività sul campo. Al primo posto c’è sempre la passione, mi ritengo una persona fortunata per aver potuto trasformare la mia grande passione (lo sport) nel mio lavoro. Poi ovviamente professionalità, etica, correttezza pagano in questo mondo. L’esperienza in questo lavoro conta molto, il fatto di avere già affrontato tante situazioni simili mi porta ad essere sempre pronto a reagire quando si verificano momenti di difficoltà. È fondamentale, come manager sportivo, avere un’attitudine al problem solving, cercando di affrontare rapidamente il problema. Anche nel caso di crisis management mi faccio guidare dal buonsenso che, unito all’esperienza, mi permette di essere sempre molto obiettivo per risolvere la negatività. Altro aspetto importante per me è essere sempre aggiornato sulle nuove tecnologie e anche essere poliedrico, nel senso di riuscire a cambiare le modalità di lavoro quando ci sono momenti difficili come la pandemia che stiamo vivendo oggi. Anche gli atleti sono cambiati, in termini di maturità e di consapevolezza. Molti continuano a studiare malgrado la difficoltà di portare avanti la dual career, perché si rendono conto di quanto importante sia, per la loro carriera di sportivi, essere delle persone preparate. Sono dell’idea che lo sport aiuti tantissimo a essere persone migliori nella vita di tutti i giorni. Mi piace citare esempio Antonio Fantin, Campione Mondiale ed Europeo di Nuoto Paralimpico: lo scorso giugno ha dato la maturità scientifica prendendo il massimo dei voti 100/100, e ora si è iscritto a Giurisprudenza, malgrado si stia preparando alle Paralimpiadi di Tokyo.”
Fare Athletes Management ieri e oggi e l’importanza delle metriche: cosa voleva dire gestire un atleta al tempo di Alberto Tomba e cosa vuol dire gestire un atleta con il supporto del digitale e dei social oggi?
“Spesso mi chiedo cosa sarebbe stato Alberto Tomba se avesse avuto a disposizione anche i social. All’epoca era il Michael Jordan dello sport italiano, un atleta in grado di fermare un Festival di Sanremo o un telegiornale per far vivere a tutti i suoi trionfi. Oggi un atleta è consapevole di dover dedicare del tempo alla cura dei propri social. Le aziende preferiscono investire sugli atleti con campagne social piuttosto che con una sponsorizzazione. I risultati in termini di ritorno di immagine sono molto più immediati e anche “certificati” grazie alla tracciabilità dei risultati. Io credo che gli atleti debbano seguire da soli i propri social perché i tifosi o i followers riconoscono facilmente se dietro all’atleta c’è un Social Media Manager. Sono dell’idea che l’atleta debba essere sempre molto trasparente e non costruito come immagine in modo da arrivare dritti al cuore del tifoso. Poi il segreto è l’interazione, riuscire a fare in modo che il followers diventi un fan.”
Il nodo sponsorizzazioni da affiancare all’atleta è più complesso di quanto uno possa immaginare. Qual è la strada corretta per coinvolgere uno sponsor nell’attività di un atleta? Quale esempio puoi raccontare?
“Il mio pensiero è che se c’è una condivisione di valori tra l’immagine dell’atleta e l’identità dell’azienda, l’abbinamento ha molte possibilità di avere successo. Cerco sempre di lavorare per far emergere i valori dell’atleta come persona, quanto più si riesce a notare tali valori, tanto più è probabile che un’azienda si avvicini all’atleta con l’idea di sponsorizzarlo. Lavoro sempre con molta attenzione nelle presentazioni che porto nelle aziende: idee chiare, concetti immediati, insight. Quest’anno ho curato la sponsorizzazione di Acqua Dolomia con un giovane atleta della Generazione Z, Davide Graz dello sci di fondo. Sia Graz che Dolomia, sono friulani, e abbiamo trovato subito molti punti in comune. O ancora la sponsorizzazione di Synergie Italia, agenzia del lavoro, con Imoco Volley Conegliano. Anche in questo caso una condivisione di valori che appartengono al dna dell’azienda sponsor e alla squadra campione del mondo di volley.”
Andrea e il ciclismo: un grande amore. Coordini il comitato della tappa del Giro d’Italia Sacile-Cortina. Quali sono le attività del comitato e quanto è importante coinvolgere gli sponsor nell’evento?
“Sono onorato di questo prestigioso incarico, che conferma che il lavoro che avevo fatto come coordinatore della Tappa a cronometro Conegliano – Valdobbiadene del Giro 2020 sia stato apprezzato. Come Comitato di Tappa abbiamo il compito di valorizzare al massimo il territorio di Cortina, di coinvolgere tutte le forze in campo (istituzioni, albergatori, commercianti, scuole, associazioni sportive locali). Organizzeremo una serie di eventi collaterali che dovranno avvicinare al giorno della tappa. L’8 aprile abbiamo illuminato di rosa il campanile di Cortina a un mese esatto dalla partenza del Giro. Fine maggio normalmente è un periodo di bassa stagione per Cortina, noi vogliamo che tanti appassionati delle due ruote vengano a gustarsi il fascino delle dolomiti magari trascorrendo un week end lungo nella Perla delle Dolomiti, portando con sé la propria bicicletta per provare l’ultimo tratto della tappa (la tappa è di lunedì). Altro punto importante è coinvolgere gli sponsor in ambito locale: sono aziende che non sono in grado di investire dal punto di vista economico in un evento importante come il Giro d’Italia, per cui farli partecipare come sponsor del Comitato di Tappa gli garantisce dei risultati interessanti in termini di visibilità sul territorio. Allestiremo una Hospitality del Comitato di Tappa in zona arrivo da dove gli ospiti e gli invitati potranno seguire le fasi finali della tappa.”
Il 2021 è stato un anno sicuramente interessante per la conca ampezzana e per Cortina in primo luogo. La rinascita del territorio spesso si affida allo sport e questo binomio è quanto mai vincente in determinati sport fatti all’aria aperta. Da Cortina 2021 al Giro d’Italia: che impatto ha lo sport sul territorio e che ruolo giocano gli atleti?
“I grandi eventi sportivi sono una leva di marketing turistico straordinaria. I Mondiali di Sci Alpino di Cortina 2021 sono stati un evento mediatico e digitale pazzesco. Dati di audience altissimi, l’immagine di Cortina è stata veicolata in tutto il mondo con ricaduta in termini di ritorno turistico che sarà un’onda lunga e che dovrà risollevare il turismo montano dopo le chiusure per la pandemia. Cortina investe nei grandi eventi, anche grazie al supporto di Regione Veneto e Provincia di Belluno, e oltre all’arrivo del Giro d’Italia, alla Coppa del Mondo di Sci in gennaio, si avvia sulla strada delle Olimpiadi invernali 2026 che saranno un momento importantissimo per la ricaduta che avrà sul territorio. Gli atleti in tutto ciò hanno un ruolo fondamentale, sono i veri protagonisti dei grandi eventi. Kristian Ghedina per i Mondiali, Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, Federica Pellegrini per le Olimpiadi 2026: sono gli Ambassador che hanno il compito di dare un’immagine di alto livello all’evento olimpico, la loro presenza contribuisce ad alzare l’asticella della reputazione del grande evento stesso.”
C’è sempre molta confusione sul termine Influencer che spesso viene associato a profili con caratteristiche così lontane dallo sport ma che riescono ad attrarre l’attenzione degli sponsor. La bolla dell’Influencer Marketing si sta trasformando, tanto che il termine è stato sostituito con il più attuale “Creator”. Spesso gli atleti hanno sofferto di questa dinamica un po’ perversa dei numeri che, a dispetto delle medaglie vinte, non sono quasi mai esplosivi, lasciando il passo a personaggi più d’appeal. Ora però le cose stanno cambiando e le aziende preferiscono associare il proprio brand ai valori etici e sportivi di un atleta, anche se non raggiunge numeri elevatissimi sui social. Testimonial o Influencer? Quale definizione preferisci per i tuoi atleti?
“Preferisco definirli testimonial o ambassador. Chiaro che poi diventano automaticamente degli influencer perché nel loro mondo sportivo sono dei punti di riferimento per i followers. Ma testimonial secondo me è la definizione più appropriata perché si tratta di un personaggio pubblico chiamato a reclamizzare un prodotto di un’azienda. Dal mio punto di vista spero sempre che l’atleta che seguo sia sempre trasparente nei confronti dei tifosi, che si faccia vedere sui social per come è effettivamente, senza filtri né ostacoli.”
Chi è Andrea Vidotti
55 anni, manager sportivo, esperto di comunicazione e marketing. Laureato in Economia e Commercio, con Corso di Specializzazione in Diritto ed Economia dello Sport. È Agente Fifa e Agente dei Ciclisti Professionisti. Ha curato l’immagine di tantissimi grandi campioni dello sport, è docente a 7 master di Sport Marketing, scrive su alcune testate sportive, organizza eventi, è consulente di due federazioni sportive nazionali e di varie aziende. È socio fondatore di AssiManager, associazione nazionale dei manager dello sport, da 7 anni è Presidente del Panathlon Treviso. Lo scorso dicembre è stato premiato al Galà dello Sport con la Castagna d’Argento, premio nazionale assegnato tra gli altri anche al Presidente del Coni Giovanni Malagò.
Mixed Zone è una rubrica di interviste in cui si raccontano storie di uomini e donne dello sport. Le foto inserite in ogni pezzo sono state fornite dai protagonisti, libere da diritti di pubblicazione o con credits lì dove ci sono stati indicati. Qualora vogliate segnalarci qualsiasi integrazione la mail di riferimento è pr@iquii.com.