Il tema dello Sport 4.0, introdotto durante il talk della scorsa edizione del Forum da Fabio Lalli, CEO di IQUII, è stato il tema centrale da cui quest’anno siamo ripartiti, in qualità di Official Sponsor con IQUII e Media Partner con Sport Thinking. Sì, perché il pillar fondamentale dello Sport 4.0 è rappresentato dal ruolo centrale che il fan gioca oggi nelle strategie di tutti gli stakeholder sportivi e, come vedremo, tutti i protagonisti della 3° edizione del Forum Sport & Business, organizzato dal Sole 24 Ore, hanno tenuto conto di questo paradigma.
La Sport Digital Transformation è la naturale conseguenza delle strategie fan-centriche sopra menzionate. In effetti, senza i nuovi strumenti oggi a disposizione sarebbe impossibile implementare attività strutturate di fan engagement; lo sa bene la AS Roma che, ormai 4 anni fa, ha presentato alla Sport Industry il primo vero Media Center di una società sportiva italiana e che ieri Guido Fienga, COO del club giallorosso, durante la tavola rotonda Broadcasting Revolution: nuovi operatori e contenuti nell’era digitale, ha ripreso sottolineando come tale iniziativa sia stata fondamentale nell’instaurazione di una relazione interattiva con i propri tifosi: “I fan non vivono più il calcio come qualche anno fa. Abbiamo perciò sviluppato il nostro Media Center e rafforzato i nostri canali social per offrire ai nostri tifosi dei contenuti esclusivi e personalizzati, soprattutto video-driven, visto che è la tipologia che più è in grado di coinvolgere la fanbase, e necessariamente short- form, considerato quanto l’attenzione degli utenti si sia ridotta negli ultimi tempi”.
Perché i contenuti sono così importanti? Cosa contribuiscono a migliorare?
Se il punto di partenza è il tifoso, la sua esperienza non può che essere altrettanto centrale. E, se da un lato il relativo valore è sicuramente dato anche dal risultato della partita, è altrettanto vero che la durata della stessa deve essere estesa a prima e dopo l’evento. Come? Ce ne ha parlato Alessandro Antonello, CEO dell’Inter, durante il focus sulle Smart Arenas: “La fan experience deve accompagnare il tifoso in un percorso che comincia durante la settimana attraverso contenuti e informazioni, culminando con l’evento, e terminando con il post partita” e lo ha confermato Fabio Guadagnini, Chief Communications & Public Affair di AC Milan: “La nostra storia dura in campo 90 minuti, ma la fan experience è sempre più orientata verso un’estensione della stessa oltre l’evento, a valorizzazione della fede dei tifosi”. Fisico e digitale insieme, quindi, ben integrati per coinvolgere il tifoso in maniera continuativa per aumentare i punti di contatto e, di conseguenza, le probabilità di monetizzare.
“Come faccio soldi con i fan? Come faccio soldi con i fan? Come faccio i soldi con i fan?”
È questa la domanda che, come ha riportato Fabio Lalli nel talk di introduzione alla tavola rotonda su Fan Engagement & Entertainment, più spesso gli è stata rivolta durante questi ultimi mesi. Ma la monetizzazione non è un’attività che semplicemente comincia, bensì è il risultato di due profondi cambiamenti, culturali e strategici, che ogni società dovrebbe oggi adottare. Di uno abbiamo già parlato all’inizio e lo riprendiamo ora attraverso le parole di Fabio Lalli: “Da un approccio di massa, siamo passati a uno one-to-one; la sfida ora è arrivare ad un approccio one-to-moment”. Strategie che fanno leva sulla passione e la fede dei tifosi, estendendo l’emozione da 90 minuti, ad una settimana, con contenuti veicolati dai nuovi strumenti a disposizione.
Il secondo è correlato ad un fenomeno introdotto proprio dall’Amministratore Delegato di IQUII: la Sport Digital Transformation, passa sì da un nuovo modello di comunicazione sui social e sui siti web, ma pone alcune delle sue più profonde radici nell’adozione di piattaforme proprietarie, le Sport Platform, in grado di trasformare il semplice fan prima in user attraverso l’acquisizione dati, e poi in member, attivando nuovi modelli di monetizzazione diretti ed indiretti. Tali strumenti sono necessari per “ottenere una single customer view in grado di implementare un approccio strutturato e ad hoc” imprescindibili per coinvolgere l’utente e ottenere la sua attenzione “così da abilitare meccaniche di monetizzazione dirette ed indirette” perché “portano valore aggiunto anche in termini di engagement e attenzione dei tifosi, aumentando il raggio d’azione dei club nella profilazione e acquisizione dei dati”.Tematiche che per la gran parte della Sport Industry italiana risultano nuove, ma che rappresentano solo il primo step di un percorso di crescita che bisogna compiere. Dal talk di Gregory Bolle, Head of Global Partnership and Marketing Global Headquarters per LaLiga, è risultato evidente, infatti, quanto il movimento spagnolo sia avanti rispetto a quello italiano, sia sotto il punto di vista tecnologico che sotto quello di espansione del brand nei mercati internazionali, soprattuto asiatici.
“L’Italia non è all’anno zero, perché guai a pensare che non ci sia niente di buono nel nostro movimento” ha detto Gabriele Gravina, Presidente della FIGC, durante l’intervista che ha aperto i lavori dell’evento, ma come ha aggiunto Andrea Abodi, Presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo “Se vogliamo far fare un salto di qualità al calcio italiano, deve nascere un’agenda di professionisti dedicata all’evoluzione del sistema”.
Evoluzione che, oggi, si chiama Sport Digital Transformation e che non può prescindere da tre elementi: coinvolgimento continuo del fan, piattaforme per acquisizione dati e fidelizzazione del tifoso.
Per monetizzare. O meglio, “Per fare i soldi con i fan”.
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